La Galleria Rizzi è nata per volontà dell’Avv. Marcello Rizzi (1897-1960) di padre piacentino, il medico Vittorio di Piozzano, e di madre sestrese Elena Bo, il quale morendo il 6 agosto 1960 lasciò erede dell’intero suo ingente patrimonio lo Stato Italiano – Ministero della Pubblica Istruzione.
La destinazione era condizionata a precisa volontà. Lo Stato avrebbe dovuto
erigere l’intero patrimonio in Fondazione privata intitolata alla famiglia Rizzi,
inamovibile da Sestri Levante e dal palazzo di Via Cappuccini, di cui la
Famiglia aveva curato la costruzione nel 1926.
Scopo preciso: portare al pubblico godimento l’ingente
patrimonio artistico che fa dell’attuale Museo il più importante tra
Genova e La Spezia.
L’Avv. Rizzi volle la sua Fondazione amministrata da 7 sestresi di sua
fiducia i quali, occorrendo, in futuro avrebbero nominato loro successori
persone di loro fiducia.
Il Sovrintendente pro-tempore delle Gallerie della Liguria, Consigliere
effettivo dell’Ente e la Prefettura avrebbero avuto diretto controllo della
Fondazione.
Giova altresì ricordare che l’Avvocato Rizzi lasciò al suo Museo
anche una considerevole “dote” di immobili nel centro storico di Sestri per il
sostentamento della Fondazione che riesce così a fronteggiare l’ordinaria
amministrazione senza dover chiedere contributi ad altri.
Sia pure con molte difficoltà e incomprensibili silenzi, allo
scadere dei 10 anni (che il codice concede al chiamato per l’accettazione),
nel luglio 1970 lo Stato accettò tutte le volontà di Marcello Rizzi anche
grazie al personale intervento del Ministro della Pubblica Istruzione
dell’epoca, l’onorevole Riccardo Misasi.
Nel frattempo gli esecutori testamentari avevano risolto
tutti i problemi emersi, anche finanziariamente molto onerosi, e la
raccolta era divenuta accessibile al pubblico nel 1967 dopo i necessari lavori
di adattamento dei diversi appartamenti in cui era suddiviso il palazzo.
In questa prima sistemazione vennero privilegiati soprattutto i dipinti che
trovarono posto al secondo e al terzo piano dell’edificio mentre il primo
rimase escluso dal normale percorso di visita.
L’ordinamento attuale, avviato nel 1990 e completato nel 1996, non
ha modificato i criteri espositivi fissati subito dopo la morte di Marcello
Rizzi, ma ha integrato l’esposizione dei dipinti, riordinata secondo più
stringenti criteri cronologici, con l’apertura dell’intero Palazzo, in cui è
stato dato spazio agli oggetti che erano rimasti esclusi nella precedente
sistemazione.
Diversamente dalle sale del secondo e del terzo piano che hanno
totalmente perduto l’aspetto di ambienti domestici, le stanze del primo piano
sono state allestite cercando di restituire, per quanto possibile, l’atmosfera
di una ricca casa borghese tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del
Novecento.
In questi ambienti, che dall’ingresso si snodano fino alla stanza
da pranzo in cui campeggia un grande tavolo apparecchiato con i servizi di
gala, hanno trovato posto le diverse categorie di oggetti (dipinti, mobili,
ceramiche, stipi in legno, stampe, cornici, libri d’arte e quant’altro ) verso
cui si rivolse l’interesse collezionistico della Famiglia Rizzi.
I dipinti che completano l’arredo delle sale al primo piano sono
stati disposti tenendo conto unicamente della loro valenza decorativa e
della destinazione d’uso dei vari ambienti; al contrario al secondo e al terzo
piano, le opere sono state sistemate secondo un preciso ordine cronologico e
raggruppate per scuole (genovese, lombarda, emiliana, veneta, toscana).
Le sale al secondo piano contengono dipinti e sculture che partendo dal Quattrocento coprono il Cinquecento e la prima metà del Seicento. Alla seconda metà del Seicento e al Settecento è invece dedicato l’intero terzo piano dove, nei locali che si aprono dal giardino, sono ospitati anche i depositi e dove trova posto infine una saletta riservata all’esposizione (temporanea e a rotazione), di disegni e incisioni di cui la Galleria possiede un consistente nucleo (circa 100 disegni e 600 incisioni).
Tra le opere più
significative presenti nella Galleria:
- per il
Quattrocento
- due busti femminili in legno riferibili rispettivamente alla scuola
senese e a quella lucchese,
- un finissimo frammento con la Pietà di scuola fiamminga
- Madonna col Bambino attribuita al Pastura
-
per il Cinquecento
- Morte di Euridice riferibile alla scuola di Giulio Romano
- Madonna col Bambino e San Giovannino di Lelio Orsi
- Cuciniera di Vincenzo Campi
-
Sacra Conversazione e Cristo e L’adultera di scuola veneta e
-
due dipinti di Denis Calvaert (un piccolo rame con la Madonna, il Bambino e
Santi, datato 1586
-
Presentazione al Tempio datata 1614)
-
per il Seicento
-
di particolare interesse le opere genovesi
- Cristo spogliato dai carnefici di Simone Barabino
- Matrimonio mistico di Santa Caterina di Andrea Ansaldo
- Marta e Maria di Giovanni Andrea De Ferrari
- Ritratto di Gentiluomo di Bernardo Carboni
- Martirio di san Bartolomeo, vicino a Gioacchino Assereto
significativi anche i dipinti toscani
- Ritratto di giovinetta di Francesco Furini
- diversi Ritratti di Giusto Sustermann e della sua scuola
- Giuditta e Oloferne di Carlo Dolci
-
per il Settecento
- Crocifissione di Domenico Parodi
- Andata al Calvario di Alessandro Magnasco
-
Morte di Leandro di Sebastiano Ricci
- Ratto di Europa di Corrado Giaquinto
- tre
tele di Felice Boselli (due Nature Morte con pesci e crostacei e una Bottega di
Macellaio)
Tra
gli oggetti, di particolare rilievo alcuni stipi in legno intarsiato del
Seicento, un cassettone lombardo del Settecento e due cassettoni di Giuseppe
Maggiolini.