Le origini.

 

La storia della Galleria Rizzi cominciò un giorno del 1897, quando il dottor Vittorio Rizzi, medico condotto di Sestri Levante, tornò a casa dal solito giro con un quadro sotto il braccio in luogo della borsa con i suoi arnesi, dimenticata presso l'ultimo paziente : era il contagio ...

 

Il dottor Rizzi si era stabilito da poco a Sestri Levante, dopo aver lasciato la sua Piacenza, con la quale, peraltro, continuava ad avere stretti rapporti.

 

E dai suoi luoghi d'origine provenivano principalmente i suoi acquisti : qualche antiquario, ma presto comincia ad attingere alle avite riserve della nobiltà cittadina. In questo modo, a poco a poco, arrivano in riviera quadri che troviamo citati nelle antiche "guide" : piacentine presso i conti Parma, gli Anguissola, i Pollastrelli, i Landi, i Nasalli Rocca ...

 

In un secondo tempo, oltre a quello per i quadri, si manifesta anche l'interesse per i mobili, per i disegni e le stampe, per le ceramiche. Specialmente queste ultime sembrano essere importanti per i contatti con il nuovo ambiente : di qui la preponderanza, tra quelle raccolte, di ceramiche locali, di Savona e di Albisola.

 

Alla morte del dottor Rizzi, nel 1916, i figli Ferdinando e Marcello ereditarono, insieme alla collezione, il gusto dell'eclettico collezionismo.

A loro capita, tra l'altro, di poter usufruire della progressiva smobilitazione di quella sorta di miniera che in Sestri stessa era la villa dei marchesi Balbi, "villa" in quanto non residenza cittadina e, tra un magnifico parco e il mare, destinata naturalmente alle delizie estive; ma in effetti per le sue stesse proporzioni e per la ricchezza dell'arredamento, non diversa dai grandi palazzi genovesi. In essa si erano "sedimentati" patrimoni di diversi rami della nobilta' genovese : gia' dei Brignole, dal cardinale Giacomo di questa famiglia, discendente anche dai Durazzo, dai Grillo, dai Fieschi, era passata (nel 1853) al marchese Francesco Balbi, discendente anche dai Canevari. Si aggiunga infine l'apporto fiorentino, conseguente al matrimonio dell'ultima Balbi, Francesca, con il marchese Ottavio Dufour Berte, erede del noto casato dei Guadagni : onde si spiega come alle componenti principali della Galleria Rizzi (quella emiliana e particolarmente piacentina e quella ligure-genovese) si aggiunga anche un residuo della Firenze granducale.

 

Rimasto solo, l'avvocato Marcello Rizzi, alla sua morte sopraggiunta nel 1960 legava allo Stato l'intero patrimonio affinché fosse istituito un ente morale al fine di costituire un pubblico museo, di provvedere al suo autonomo funzionamento e, possibilmente, al suo continuo accrescimento.

 

Mentre la pratica per la definizione giuridica del nuovo Istituto sta compiendo il suo "iter", il curatore dell'eredità, il cav. Giacomo Rossignotti, egregiamente coadiuvato dal sig. Emanuele Carbone, non ha voluto tardare ulteriormente a mettere in atto la principale volontà del testatore.

 

E così, nel settembre del 1967, la parte principale della Galleria Rizzi venne aperta al pubblico. Ad ospitarla lo splendido palazzo Rizzi, edificato nel 1926 nel cuore della "Baia del Silenzio". Successivamente, a mano a mano che i lavori vennero ultimati, anche le altre parti vennero aperte al pubblico.